Innanzitutto partiamo con un’infarinatura generale per capire cosa significa “Versione”…
Con l’avvento di Windows 10 Microsoft ha cambiato la propria filosofia e ha rivoluzionato il modo di intendere il servizio Microsoft Update. Siamo stati abituati sin da Windows 2000 a dover costantemente scaricare decine di pacchetti di aggiornamenti di dimensione variabile dai pochi KB a diverse decine di MB tramite il servizio allora chiamato “Windows Update” sperando giorno dopo giorno nella pubblicazione dei tanto amati “Service Pack”, che altro non erano che un insieme di tutti questi pacchetti. i Più smaliziati (da leggere “smanettoni”) sapevano che, tra un Service Pack e l’altro, venivano spesso pubblicati dei pacchetti chiamati “Rollup Update package” che non venivano offerti automaticamente tramite Windows Update ma potevano essere scaricati dal sito Microsoft per essere ridistribuiti sui client con un notevole risparmio di tempo e banda, perché bisogna pur sempre ricordare che stiamo parlando di anni in cui le connettività più performanti raggiungevano picchi incredibili di ben 4 o 5 Mbps in download (per la Peppa e la Peppina)!
Questo modus operandi è stato mantenuto da Microsoft su Windows XP, Windows Vista e infine su Windows 7. Già con la pubblicazione del Service Pack 1 per Windows 7, Microsoft cambiò il nome del servizio in “Microsoft Update”, per indicare il fatto che ora il servizio era stato esteso ad altri software Microsoft installati sul sistema operativo (suite Microsoft Office, Skype, pacchetti driver, etc..). Con Windows 8 abbiamo avuto una fulgida visione di ciò che quei mattacchioni a Redmond stessero combinando: Nel momento in cui si sono resi conto che il nuovo sistema operativo non aveva fatto breccia nei cuori dei più (da leggere “hanno capito di averla fatta fuori dalla tazza”) hanno cercato di porvi rimedio pubblicando la versione 8.1 di Windows, scaricabile direttamente dal Microsoft Store senza costi aggiuntivi, una modalità molto più vicina alle abitudini di casa Apple…
Con Windows 10 questo mood si è evoluto introducendo il concetto di “Windows as a service” e avvicinandosi ancora di più all’approccio della casa di Cupertino: via nomenclature arcaiche tipo “Service Pack” e introduzione del termine “Versione”. In buona sostanza periodicamente vengono distribuiti degli aggiornamenti molto più corposi rispetto a quelli a cui ci aveva abituato Microsoft, della grandezza di diversi GB, che aumentano o modificano le funzionalità di Windows stesso, eseguendo un backup completo della build precedente nelle cartelle “Windows.old” che ci siamo abituati a vedere nella nostra partizione di sistema al posto dei vecchi punti di ripristino e cambiando il numero di Versione del sistema operativo. Questo sistema è paragonabile agli aggiornamenti cumulativi pubblicati dalla casa della mela che cambiano il numero della versione di OSX e iOS senza cambiarne la major release, facciamo un esempio:
- OSX Mavericks: la versione di questo sistema operativo al suo rilascio era 10.9. Con la pubblicazione dei vari aggiornamenti l’attuale versione disponibile di questo sistema operativo è la 10.9.5
- Windows 10: la prima release stabile pubblicata da Microsoft era “Windows 10 Versione 1507”. Con la pubblicazione dei vari aggiornamenti l’attuale versione disponibile di questo sistema operativo è la 1803
In questo modo la casa di Redmond non introdurrà future major release di Windows ma solo nuove versioni. Adesso che abbiamo capito di cosa stiamo parlando possiamo comunicarvi il problema citato nel titolo.
Questo articolo è dedicato a chi utilizza le soluzioni Business o Corporate di G Data, avendo quindi installato G Data security client sul proprio PC o laptop con Windows 10. Prima di effettuare il download e l’installazione dell’aggiornamento “Windows 10 April 2018 Update” che porta la versione del sistema operativo alla 1803, occorre verificare che il client G Data sia aggiornato alla versione 14.1.1.49 o successiva. Per citare la FAQ pubblicata sul sito di G Data (il link porta alla pagina automaticamente tradotta in Italiano da Google) “L’uso di versioni precedenti può portare a comportamenti imprevedibili e BSOD (Blue Screen Of Death) durante il funzionamento”.
Per controllare quale versione di G Data disponete, fate clic con il tasto destro sull’icona di G Data nella taskbar di Windows e selezionate “Informazioni”. Nel caso la versione del client sia precedente a quella riportata nel nostro articolo, aprite il menù Start di Windows, cercate la cartella “G Data” e fate clic su “Aggiornamento Internet”, dalla finestra di aggiornamento selezionate il tasto “Aggiorna programma client”. Nel caso tale opzione non fosse presente nel vostro sistema operativo, chiedete al vostro responsabile I.T. di aggiornare il software tramite la management console di G Data.
Manuele Borzacchiello